Lo sguardo temibile di Minerva e le leggende universitarie
- Brighter DEA
- 6 feb 2019
- Tempo di lettura: 2 min
Siamo alla Sapienza, sul piazzale principale della città universitaria. Dopo un ampio viale adornato da alti pini (alcuni purtroppo caduti dopo le intense piogge di inizio inverno), si staglia come uno scoglio la statua in bronzo della Minerva. Su una piscina di un piacevole colore azzurro, dove l’acqua scorre senza sosta, la dea romana alza le braccia non di certo per arrendersi al traffico romano ma per alzare le mani al cielo in segno di divina vittoria. Sì, ma vittoria su cosa?

In effetti, non ho usato a caso la parola “scoglio” per descrivere la scultura che ha reso famoso il piazzale davanti al rettorato: la percezione degli studenti è proprio quella di trovarsi di fronte ad una montagna invalicabile, un mostro, qualcosa di cui si evita lo sguardo come quello di una delle sue colleghe mitologiche, la Medusa. In sostanza: meglio non guardarla in faccia quando ci si passa davanti. Ma perché questo terrore scaramantico? La spiegazione si troverebbe proprio nel significato che porta con sé l’immagine mitologica della dea Minerva.
Minerva, corrispettivo romano della dea greca Atena, rappresenta fin dalla tradizione ellenica saggezza e intelligenza. Armata di tutto punto, essa nasce - direttamente come la vediamo rappresentata nelle sculture e nei quadri - dalla testa del padre Giove. Come conseguenza metaforica di questa particolare nascita, Minerva rappresenta in maniera diretta l’ingegno, la razionalità e la conoscenza. La divinità romana era anche detta “divinità dai mille compiti”, proprio perché rappresentante delle arti più disparate: artigianato, guerra, matematica e scienze. Di qui, si comprende come proprio lei si trovi al centro della città universitaria della Sapienza, ed anche il rito scaramantico di non guardarla in faccia. Essendo Atena padrona di ogni arte, sfidarla vorrebbe dire sfidare automaticamente il sapere stesso e di conseguenza essere arroganti. Ciò, secondo la “leggenda”, porterebbe la persona irrispettosa, o il povero sfortunato che incroci il suo sguardo, ad una sonora sconfitta, tradotto in linguaggio scolastico: bocciatura.
Una curiosità: la statua di Minerva presente nel piazzale non è l’unico all’interno dell’università. Entrando nella Facoltà di Lettere e Filosofia infatti trovereste, nel piano inferiore - all’entrata del Museo dell’Arte Classica - tre statue della dea ad accogliervi, ossia tre copie in gesso di opere in marmo con differenti impostazioni compositive.
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Minerva
Foto: scatto personale
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